1 Agosto 2025

Ricette e sapori. L’ultima portata prima della pausa estiva

Quest’estate abbiamo deciso di salutarvi con una pubblicazione golosa, che speriamo vogliate condividere con noi, inviandoci le vostre possibili varianti. Abbiamo impastato parole e ingredienti, condito atti con un pizzico di ironia e servito piatti dai nomi che strizzano l’occhio al nostro mondo. Ogni redattore si è messo ai fornelli (o ha messo ai fornelli i poveri familiari), cucinando davvero, per immortalare per voi il risultato con una foto: perché sì, siamo notai… ma anche cuochi (più o meno provetti), ironici e soprattutto curiosi.

Già in passato vi avevamo proposto alcune nostre ricette; in questa edizione, abbiamo pensato proprio a tutti, anche a chi ha intolleranze alimentari: il menù è vario, inclusivo e leggero – perfetto per una lettura estiva senza troppe formalità, ma con qualche spunto utile e, perché no, divertente.

La redazione di Federnotizie saluta così i propri lettori, augurando a tutti una buona estate: ci ritroveremo a settembre, speriamo rilassati, abbronzati, certamente ispirati… e con nuove ricette da sperimentare!


Colazione

Porridge “APE – Classe A” (per una colazione energetica gluten free)

Ingredienti (per 2 porzioni):

  • fiocchi d’avena biologici 80/90 gr circa;
  • latte di mandorla (o altra bevanda vegetale a piacere) 120 gr. circa;
  • acqua 80/90 gr. circa (pari peso dei fiocchi d’avena);
  • un pizzico di sale;
  • un cucchiaio abbondante di miele;
  • frutta di stagione a piacere (io ho utilizzato una pesca e delle ciliegie);
  • frutta secca a piacere (io ho utilizzato delle noci italiane)
  • sciroppo d’acero biologico

Preparazione:

Mettere i fiocchi d’avena, il latte di mandorla e l’acqua in un pentolino, aggiungere un cucchiaio abbondante di miele ed un pizzico di sale.

Far cuocere, mescolando continuamente, per pochi minuti a fuoco dolce (2 o 3 saranno sufficienti), fino ad ottenere una consistenza morbida. Qualora il porridge dovesse addensarsi troppo, potrete aggiungere ancora un goccio d’acqua o di latte di mandorla per riportare la preparazione alla consistenza desiderata.

Dividere il porridge così ottenuto in due ciotoline ed aggiungervi la frutta di stagione tagliata a pezzetti, la frutta secca ed un cucchiaio di sciroppo d’acero.

Potete accompagnare il porridge con una tazza di tè.

Con questa colazione energia al top garantita!

di Annalisa Annoni


Primi piatti

Il risottino “natalizio” del notaio (perché luglio… è un dicembre anticipato!)

Ingredienti (per 4 persone):

  • riso carnaroli 320 gr.
  • acqua 2 l.
  • sale 20 gr.
  • birra chiara 100 ml.
  • formaggio d’alpeggio 100 gr. (io uso quello della Valchiavenna!)
  • burro 50 gr.
  • olio extravergine d’oliva 30 gr.
  • slinzega di manzo (ovviamente della Valchiavenna!)

Preparazione

Portare a bollore acqua e sale, tenere in caldo. In una casseruola tostare il riso con l’olio, sfumare con la birra e aggiungere l’acqua salata. Portare a cottura (14/15 minuti). Togliere la pentola dal fuoco, mantecare con burro, aggiungere il formaggio tagliato a cubetti. Disporre il risotto nel piatto e aggiungere la slinzega grattugiata a piacere.

di Lucia Folladori


Pasta estiva – “Art. 34-bis” (per in-“tolleranti”… ma non troppo!)

Ingredienti (per 3 porzioni):

  • pasta di farro biologica 300 gr.;
  • passata di pomodoro 200 gr.;
  • una melanzana di media grandezza;
  • aglio 4 spicchi;
  • origano;
  • olive taggiasche;
  • olio d’oliva extravergine;
  • sale q.b.

Preparazione

Affettare la melanzana a fette sottili con l’aiuto di una mandolina. Posizionarle in uno scolapasta e salarle. Lasciarle riposare per almeno un paio d’ore, poi sciacquarle sotto l’acqua corrente e strizzarle. Prendere una padella antiaderente e scaldarla molto bene. Nel frattempo mettere in una ciotolina dell’olio extravergine di oliva con due spicchi d’aglio tagliati a fettine sottili e dell’origano. Quando la padella sarà in temperatura, ungerla leggermente con l’olio aromatizzato, quindi procedere a grigliare le melanzane avendo accortezza di girarle un paio di volte facendole cuocere almeno tre minuti per lato. Prima di capovolgerle ungerle sempre con l’olio aromatizzato aiutandosi con un pennellino da cucina. Quando le melanzane saranno ben grigliate metterle in un piatto.

In una pentola alta scaldare abbondante acqua salata, quando bolle aggiungere la pasta di farro e farla cuocere per il tempo indicato mescolando di tanto in tanto. Lasciarla un po’ al dente.

Contemporaneamente in un pentolino soffriggere un filo di olio extravergine di oliva con un paio di spicchi d’aglio, poi aggiungere la passata di pomodoro, aggiungere un pizzico di sale e lasciare cuocere qualche minuto, quindi aggiungere le olive taggiasche secondo il proprio gusto (ma almeno 5 per ogni porzione di pasta) e dell’origano. Poco prima che il sugo sia pronto, aggiungervi le melanzane grigliate tagliate a striscioline.

Scolare la pasta e condirla con il sugo preparato aggiungendo ancora un filo olio extravergine d’oliva a crudo e servire.

PS: per intolleranti totali al glutine la pasta al farro può essere sostituita con pasta di grano saraceno o con pasta di mais bianco che garantiscono un ottimo risultato!

di Annalisa Annoni


Pasta con la bottarga (senza dosi…perché “l’occhio” del notaio è insuperabile)

Ingredienti:

  • spaghetti (meglio spaghettoni);
  • aglio (io uso quello di Vessalico);
  • zeste di limone (ricavate sollo dalla parte gialla della buccia di limone);
  • bottarga (io uso quella di muggine, ma va bene anche quella di tonno);
  • olio d’oliva;
  • sale q.b.

Preparazione

In poco olio di oliva fate rosolare due spicchi d’aglio possibilmente di Vessalico. Aggiungete delle zeste di limone tagliate a Julienne farle rosolare bene. A questo punto aggiungete anche la bottarga tagliata sottile, affinché si sciolga un po’. Cuocete al dente gli spaghettoni in acqua non molto salata (perché già la bottarga fa la sua parte). Conservate un po’ di acqua di cottura per ammorbidire la pasta una volta scolata. Condite la pasta direttamente nella padella con olio di oliva crudo e aggiungete su ogni piatto abbondante buccia di limone grattugiata e bottarga grattugiata.

Non ho indicato dosi perché “l’occhiometro” funziona perfettamente per questa pasta semplice e saporita!

Potete accompagnarla con un vino bianco fresco: il vermentino è l’ideale.

di Clementina Binacchi


Secondi piatti

Polpo alla Luciana (perché a luglio… ci vorrebbero 8 mani!)

È un piatto tipico di Napoli, nato nel quartiere di Santa Lucia, dove i pescatori (“luciani”) erano famosi per pescare e cucinare il polpo verace. Viene cotto lentamente in un sugo di pomodoro, con olive nere, capperi e prezzemolo. Il risultato?

Un polpo morbido, saporito e profumato ed è un piatto facile!

Ingredienti (per 4 persone):

  • 800 g di polpo;
  • 300 g di pomodorini ciliegia;
  • 300 g di passata di pomodoro ciliegino;
  • 3 cucchiai di olive nere preferibilmente di Gaeta (snocciolate);
  • 1 cucchiaio di capperi (sciacquati dal sale);
  • 1 spicchio d’aglio;
  • 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva;
  • Prezzemolo fresco tritato;
  • Sale q.b.

Preparazione

Per cominciare, prendi una casseruola capiente e versa dentro tre cucchiai d’olio extravergine d’oliva. Aggiungi uno spicchio d’aglio intero, schiacciato appena, e lascia che sprigioni il suo profumo a fiamma media. Dopo un minuto, unisci i pomodorini ciliegia tagliati a metà e falli rosolare brevemente: giusto il tempo che inizino a rilasciare un po’ del loro succo.

A questo punto aggiungi le olive nere di Gaeta (meglio se già snocciolate), i capperi dissalati e tagliati a metà, e una bella manciata di prezzemolo fresco tritato. Lascia insaporire il tutto per circa un altro minuto, mescolando bene.

Ora versa la passata di pomodoro ciliegino (se ne hai una di buona qualità come quella Agromonte, è perfetta) e aggiungi ancora un po’ di prezzemolo tritato. Fai cuocere il sugo per un paio di minuti, giusto il tempo che inizi a sobbollire leggermente.

È il momento di aggiungere il protagonista della ricetta: il polpo.

Mettilo direttamente nel sugo, intero se è di media grandezza. Copri con un coperchio e abbassa subito la fiamma al minimo. Il segreto del successo di questo piatto è proprio una cottura lenta e delicata, che permetta al polpo di diventare tenerissimo senza sfaldarsi.

Lascialo cuocere per circa 40 minuti, ma tienilo d’occhio: ogni tanto solleva il coperchio e gira delicatamente il polpo per farlo cuocere in modo uniforme da tutti i lati. Se fosse molto grande, potrebbe volerci qualche minuto in più. L’importante è che resti intatto, con i tentacoli ben visibili e la pelle che non si stacca.

Quando è pronto, aggiusta di sale (solo alla fine, perché capperi e olive sono già saporiti) e completa con un’ultima spolverata di prezzemolo fresco tritato.

A questo punto non ti resta che portarlo in tavola, magari accompagnato da qualche crostino di pane caldo. Il polpo alla Luciana è delizioso servito caldo, ma è ottimo anche tiepido o freddo, perfetto anche come antipasto su bruschette.

Buon Appetito!

di Paola Avondola


Il testamento del pesce spada

Senza cottura

Tempo di preparazione: 10 minuti.

Ingredienti (per 4 persone):

  • 400 gr. di carpaccio di pesce spada affumicato;
  • 2 piccoli avocado;
  • qualche pomodorino;
  • Un limone biologico;
  • 4 cucchiaini di senape dolce;
  • Pepe nero;
  • Pepe nero in bacche;
  • Erba cipollina.

Preparazione

Taglia a fettine sottilissime l’avocado. Prendi le fettine di pesce spada affumicato (se sono troppo piccole ne usi due, sovrapponendole leggermente), distendile su un piano di lavoro e spalmale con un cucchiaino di senape dolce, poi farciscile con le fettine di avocado e di pomodorino. Spolverizza con pepe nero, avvolgi le fettine di pesce spada e forma degli involtini, poi legali con un filo di erba cipollina. Servi gli involtini con spicchietti di limone e decora con bacche di pepe nero.

Piatto fresco adatto come aperitivo estivo.

Perché si chiama il testamento del pesce spada? Perché darebbe queste, come migliori disposizioni, per dopo la sua morte.

di Valentina Varlese


Focaccia di patate e menta con “consegna anticipata”

Ovvero un piatto facile da preparare, anche in anticipo, per le serate di luglio in cui si prevede di stipulare fino a tardi.

Ingredienti (per 4 persone):

  • 1 kg patate
  • 50 g parmigiano grattugiato
  • 1 uovo
  • 4 cucchiai di latte
  • 100 ml di olio EVO
  • 15 g menta
  • sale q.b.

Preparazione

In una pentola con acqua fredda salata, lessare le patate per 30 minuti circa, poi sbucciarle e passarle ancora calde nello schiacciapatate. Unire il parmigiano grattugiato, l’uovo e quasi tutto l’olio e impastare. Lavare bene ed asciugare con un canovaccio le foglioline di menta, aggiungere il latte e regolare di sale. Ungere una teglia da forno con parte dell’olio rimasto e stendere l’impasto con le mani bagnate. Ungere la superficie con il restante olio. Cuocere la focaccia in forno preriscaldato a 200° per circa 30 minuti, terminando con qualche minuto di grill. Servire tiepida o anche fredda, nella teglia di cottura se “presentabile”.

di Elena Peperoni


Dolci

Keiserschmarren – “art. 27” (per una merenda gluten free)

Ingredienti (per 2 persone):

  • 2 uova;
  • latte di mandorla (o altra bevanda vegetale a piacere) 150 gr.;
  • zucchero 15 gr.;
  • farina di riso 75 gr.;
  • fecola di patate 50 gr.;
  • un cucchiaio di rum oppure un cucchiaino di estratto di vaniglia (entrambi opzionali);
  • burro chiarificato per ungere la padella q.b.;
  • zucchero a velo;
  • marmellata a piacere (io ho usato quella alle ciliegie).

Preparazione

Separare i tuorli dagli albumi. Montare gli albumi a neve ben ferma aggiungendovi, poco alla volta, lo zucchero. In un altro recipiente unire ai tuorli il latte di mandorla e le farine setacciate. Mescolare fino a ottenere una pastella liscia. Unire a questo composto il cucchiaio di rum o il cucchiaino di estratto di vaniglia (se graditi). Quindi incorporare anche gli albumi montati a neve con lo zucchero, avendo cura di mescolare delicatamente dal basso verso l’alto per non smontarli.

Prendere una padella antiaderente (non troppo grande), ungerla con del burro chiarificato e farla scaldare bene. Quindi versarvi tutto il composto e coprire con un coperchio. Lasciare cuocere a fiamma bassa/moderata per circa cinque minuti (dovrà risultare dorato). A questo punto dividere il composto in 4 parti con l’aiuto di una spatola o di un cucchiaio e girare le quattro parti ottenute. Proseguire la cottura per altri due o tre minuti senza coperchio, poi spezzettare (sempre con l’aiuto di una spatola o di un cucchiaio) il dolce e lasciarlo cuocere altri due minuti. Dovrà risultare morbido, ma ben dorato.

A questo punto trasferire il tutto su un piatto, spolverizzare con zucchero a velo e servire accompagnato da marmellata a piacere.

Perché “Art. 27”? Perché è troppo buono e sarete obbligati a prepararlo e a gustarlo!

di Annalisa Annoni


Zuccotto “superbonus” (della mia mamma!)

Ingredienti:

  • 4 tuorli freschissimi di uova con il guscio bianco
  • 150 g di zucchero al velo
  • 500 grammi di mascarpone
  • 100 g di cioccolato fondente
  • 1 confezione di Pavesini
  • Per la bagna Alchermes e Rum bruno

Preparazione

Montare a lungo tuorli e zucchero al velo, aggiungere il mascarpone e infine la cioccolata tagliata a scaglie con un coltello.

Preparare una bagna con metà dose di Alchermes e metà di Rum scuro (lo stesso che si usa per i Baba’) e inzuppare velocemente i Pavesini facendo degli strati nello stampo a cupola per zuccotto o in un recipiente a piacere.

Lasciare riposare in frigorifero almeno una mezza giornata, l’ideale è prepararlo la sera per il pranzo della domenica.

Questa ricetta la faceva la mia mamma quando ero bambina ma solo nelle occasioni speciali, a Natale, per un compleanno o un pranzo importante. E’ una ricetta “del cuore”, semplice e dal sapore antico. Mi fa molto piacere condividerla con la famiglia di Federnotizie.

di Chiara Grazioli


Tiramisù (ideale per notai a fine luglio)

Una delle controversie più accese e mai sopite, tra le molte della gastronomia italiana, ha la sua sede nel Triveneto. Essa riguarda l’origine del Tiramisù, famosissimo dolce al cucchiaio dalle mille varianti, che è contesa tra Veneto e Friuli, e più precisamente fra Treviso (TV) e Tolmezzo (UD).

Non si tratta di un semifreddo in senso tecnico, ma di un generico dolce al cucchiaio la cui fortuna si deve, tra l’altro, all’efficace connubio tra la sua componente umida (i savoiardi imbevuti di caffè) e quella cremosa (formata dalle uova e dal formaggio), che lo rende assai più appetibile e leggero rispetto a un comune semifreddo. Proprio per la sua semplicità di realizzazione e per il costo modestissimo dei suoi ingredienti, il Tiramisù si è prestato nell’uso a molteplici varianti, anche vegane, le quali hanno conosciuto, a loro volta, una larghissima diffusione.

Tolmezzo e Treviso, dicevamo. Già, perché una schiera di sedicenti esperti (guarda caso veneti) vorrebbe il Tiramisù inventato dal cuoco pasticcere Roberto Linguanotto (1943-1924) presso lo storico ristorante trevigiano Le Beccherie, dove la prima porzione del mitico dolce sarebbe stata servita nei primi anni 1970; mentre un’altra schiera di sedicenti esperti (guarda caso friulani) lo vorrebbe inventato negli anni 1950 dalla cuoca Norma Pielli (1917-2015) presso il ristorante dell’albergo Roma, nel capoluogo della Carnia, dove sarebbe stato servito come merenda ricostituente agli sciatori sulla via del rientro dalle montagne austriache e cadorine.

La diatriba (lo riportiamo solo perché, da giuristi, possiamo trarne un insegnamento) fu poi definita con atto normativo, così da accontentare (e quindi scontentare) entrambi i contendenti. Il Tiramisù, infatti, è stato inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, compilato dal Ministero dell’agricoltura, sia tra i prodotti friulani (dove compare al n. 142) sia tra quelli veneti (dove compare al n. 342 con l’oscura dicitura “Tiramisù di Treviso”).

Ma questa soluzione anodina non rappresenta che la più recente incursione del diritto nella contesa tra Regioni. Infatti, credendo forse di attribuire una qualche patente di ufficialità alla versione trevigiana del dolce, alcuni membri dell’Accademia Italiana della Cucina giunsero a depositarne la ricetta presso un notaio (verbale di data 15 ottobre 2010 del notaio Lorenzo Ferretto di Treviso, rep. n. 7947.

Non ci risulta che sia stato fatto altrettanto per la ricetta friulana. Ma il notaio scrivente, che ha sede a San Daniele del Friuli, non distante da Tolmezzo, lungi dal prendere posizione nella riferita diatriba, intende qui soltanto raccontare la ricetta diffusa, diversi anni or sono, da un’ormai storica osteria con cucina che si trova esattamente a metà strada fra Tolmezzo e San Daniele. E dove, a nostro parere, si mangia il Tiramisù più buono del mondo.

Due parole su quell’osteria che, fondata subito dopo il sisma del 1976 da un oste carismatico e visionario, ha fatto della qualità, della semplicità e dell’understatemet la sua cifra più importante. A partire dal nome del locale, che è (si stenta a crederci) “Osteria e Cucina”. In questo piccolo tempio, antico e modernissimo al contempo, che lo scrivente ha frequentato sin dall’adolescenza, si fa un Tiramisù che, per la sua soffice cremosità, il suo equilibrio tra grasso e magro, la meravigliosa semplicità dell’insieme dove tutto torna in una sintesi suprema, può definirsi a buon diritto l’ipostasi stessa del Tiramisù.

La sua ricetta, dicevo, fu stampata diversi anni fa sulla tovaglietta di carta gialla che copriva il vecchio tavolo di legno dove, nell’Osteria, si consumano tuttora indimenticabili panini, dolci impareggiabili e pochi sceltissimi piatti caldi. Su quella tovaglietta, che più sotto troverete riprodotta per intero, si legge quanto segue:

In una ciotola sbattere 5 tuorli d’uovo con un etto di zucchero finché diventano ben spumosi; amalgamateli poi con mezzo chilo di mascarpone.

In un’altra ciotola, raffreddata, montate 7 albumi a neve fermissima con un pizzico di sale; continuando a montare, versate a pioggia un etto e mezzo di zucchero.

Unite i bianchi alla crema un poco alla volta, mescolando dolcemente dal basso verso l’alto.

In una teglia disponete un primo strato di 20 savoiardi allineati su due file ed imbevuti – non tanto da sbriciolarli – nel caffè amaro tiepido.

Versate sui biscotti un primo strato di crema (metà). Disponete quindi il secondo strato di biscotti e ricopriteli con la crema restante.

Ponete in frigorifero per alcune ore; prima di servire spolverate con cacao.

Soggiungeva – saggiamente e ironicamente – la ricetta: “Se il nostro tiramisù continua a sembrarvi più buono, probabilmente ciò dipende solo dal fatto che ne abbiamo fatti, negli anni, più di 10.000 (1992).” E molti di più ne avrebbero fatti fino ad oggi, se si considera che l’Osteria, ancora in attività, annovera tuttora questo dolce tra i caposaldi della sua offerta gastronomica.

A noi piace credere che una “ricetta originale” del Tiramisù, semplicemente, non esista. Così come non esiste la ricetta tradizionale di qualsiasi altro piatto radicato a tal punto nella tradizione da aver dato adito a contese circa la sua (pretesa) esatta preparazione. Pochi sono i luoghi della cultura in cui è sommamente inappropriato ragionare in termini normativi, e la cucina è uno di questi luoghi. Le regole, in cucina, attengono esclusivamente alla tecnica; ma questa è soltanto servente rispetto alla preparazione dei piatti, il cui contenuto appartiene invece alla dimensione della storia e a quella della creatività: due dimensioni alle quali i dogmi non potrebbero essere più estranei.

di Matteo Mattioni


L’articolo Ricette e sapori. L’ultima portata prima della pausa estiva sembra essere il primo su Federnotizie.

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