11 Settembre 2024

Arrigo Roveda lascia la direzione di Federnotizie: il saluto ai lettori

“Come mai hai deciso di lasciare la direzione di Federnotizie?”

Mi sorprende che la domanda mi venga fatta anche da colleghi con cui ho fatto tanta strada al servizio della categoria.

E la risposta non la trovo in motivazioni di carattere personale. Salute, stanchezza, eccessivo carico di lavoro, ambizioni di ricoprire nuovi incarichi.

E per di più lasciare la direzione di Federnotizie è motivo di un grande dispiacere.

Un po’ di cose per il Notariato in quasi 35 anni le ho fatte.

L’insegnamento alla Scuola, il Sindacato, il Consiglio Notarile, con cinque difficili anni di presidenza, le commissioni in Consiglio Nazionale, la Commissione Massime. Ma niente mi ha divertito e gratificato come la direzione della rivista, niente mi ha fatto sentire così utile.

Cercare di fornire aggiornamenti tempestivi, prime letture di norme di difficile interpretazione e applicazione, indirizzare la prassi verso soluzioni più vicine alle mutate esigenze della clientela, stimolare (a volte anche provocatoriamente) il dibattito politico interno alla categoria, formulare idee riformistiche di stimolo al legislatore, favorire la crescita di una conoscenza ed una cultura capace di dare risposte anche a chi arriva da altri paesi.

Questa in poche righe la missione della rivista di cui lascio la direzione, una missione che viene in gran parte da lontano (si avvicinano i 40 anni) e che, insieme alla redazione, ho cercato di tenere viva ed aggiornata, mettendoci entusiasmo e soprattutto divertendomi molto. Grazie ad una redazione presente e collaborativa, ma anche grazie a lettori attenti, spesso critici e polemici.

Non nego quindi che fare un passo indietro sia particolarmente doloroso e che la direzione mi mancherà. Moltissimo.

“Come mai allora hai deciso di lasciare la direzione di Federnotizie?”.

L’ho fatto perché credo fortemente nel principio di rotazione delle cariche. Vecchia battaglia sindacale e principio deontologico troppo spesso disapplicato.

Che non è solo un principio volto ad evitare il concentrarsi di posizioni di potere in capo a pochi soggetti (come avveniva ed ancora avviene in molti consigli notarili), ma è una regola funzionale ad avere in ogni ente, in ogni gruppo, un ricambio di idee e di energie, che impedisca di far cadere il prodotto del lavoro nella routine e nella ripetitività.

Non devo essere io a giudicare se l’entusiasmo che ho messo in questo triennio (abbondante) di direzione abbia prodotto un buon risultato o meno. Ma quello che posso affermare senza timore di smentita è che quello che non sono riuscito a fare in questo lasso di tempo non riuscirei a farlo continuando a tenere la direzione. Se non ne sono stato capace non è dipeso da mancanza di tempo o di energie, è stato proprio un (magari piccolo) fallimento.

Avrei voluto che la rivista fosse più presente sui social e più capace, attraverso questi strumenti, di dialogare maggiormente con la categoria e con l’esterno. Essere un boomer non ha aiutato e non aiuterebbe in futuro.

Avrei voluto esplorare più in profondità le strade della multimedialità (solo accennate con Il Caffè di Federnotizie). Interviste video, podcast, tutorial. Anche con un occhio all’esterno. Di nuovo, essere boomer ha costituito un freno.

Avrei voluto portare la rivista a discutere di argomenti giuridici ma “perimetrali” allo stretto interesse notarile. Il fine vita, il carcere duro, la giusta tassazione diretta, indiretta o patrimoniale, sugli immobili ed altro ancora. Non sono riuscito a convincere la redazione a cimentarsi anche al di fuori del proprio giardino.

Non so se questi potranno essere obiettivi della nuova direzione. Se lo saranno, ci saranno anche le capacità per riuscire dove io non sono riuscito.

Però, in questo triennio qualche seme è stato buttato e magari, in futuro, se ne vedranno i frutti.

Molto ci siamo spesi in favore dei verbali in totale teleconferenza che ormai sono sdoganati sia dalla prassi che dal legislatore. E il mondo delle imprese ha molto apprezzato questa capacità innovativa riconoscendone il merito al notariato. Oggi le assemblee sono di più facile organizzazione, più partecipate e più direttamente da coloro che sono i reali portatori degli interessi in gioco, più efficienti. Piccola parte di questo merito ce lo prendiamo.

Altri frutti magari matureranno.

La possibilità di ricevere “a distanza” perlomeno gli atti organizzativi delle imprese (procure etc.), la possibilità (probabilmente già attuale ma che richiede di fare un ultimo passo di coraggio) di stipulare in una lingua straniera nota al notaio e alle parti.

Alcune riforme che abbiamo posto all’attenzione della categoria e del legislatore. La “privatizzazione” dell’incapacità attraverso lo strumento del mandato in vista di futura incapacità. L’abolizione dell’anacronistica e dannosa condizione di reciprocità. L’attenuazione dei rigidi paletti della successione necessaria per rendere il diritto successorio più competitivo nei confronti di altri ordinamenti.

Continuerò, da lettore, a sperare che la buona notizia possa essere letta qui perché qualcuno dopo di me ci ha lavorato con la solita tempestività e con il solito disinteressato spirito di servizio.

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