Nostalgia della preselezione
Le idee di Giorgio Pozzoli (iscritto a ruolo nel 2011)
“Consegno o non consegno?”. E’ una domanda shakespeariana che non avrei mai voluto pormi prima della consegna degli scritti al concorso notarile e che, per anzianità, non ho avuto occasione di pormi.
Ritengo che il termine delle consegne -o tre o cinque o altro- sia una prova di sangue freddo, prova che il candidato deve fare su se stesso: niente di più ingiusto, se penso all’ansia e alla conseguente poca lucidità del candidato al momento della consegna, e di più estraneo alla prova concorsuale, visto che sono lì per essere valutato per ciò che ho scritto e non per valutarmi. Se non ho fatto un compito sufficiente, la commissione mi boccerà, una, due o dieci volte.
Tanti miei compagni di studi, preparatissimi ed insicuri, forse non sarebbero notai non avendo consegnato un compito perfetto ma ritenuto da loro stessi insufficiente ed il notariato non avrebbe notai bravissimi, essendo poi la sicurezza cresciuta con la maturità e con la tranquillità del proprio ufficio.
Meglio allora la bistrattata preselezione, che -come tanti miei compagni di studi- abbiamo affrontato e superato. Non si può dire che non fosse oggettiva: il criterio dei quiz era la selezione non tra chi era preparato e chi no, ma tra chi ci credeva e chi no. Un errore ci poteva stare -e qui la componente fortuna giocava (ma dove non gioca)- ma da due errori in poi significava che l’avevi presa un po’ alla leggera. Si è forse corsi troppo rapidamente ad abolirla: forse, con quiz diretti ad un breve ragionamento, potrebbe essere uno strumento valido.
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