30 Ottobre 2024

Il listino nazionale

A cura di Gabriele Sciumbata

Il Congresso è sempre un’occasione per capire in quale direzione si muove la categoria. Dove portano gli organi istituzionali, ma anche dove vorrebbe andare la base. Il Congresso è un magma che fluttua in direzioni anche opposte e non sempre si capisce se il vertice e la base si avvicinino o si allontanino. A volte è la base a spingere i propri rappresentanti, a volte il contrario.

A caccia di notizie per la redazione, ho avuto la fortuna di incontrare un collega che, bontà sua, ha voluto farmi partecipe di una novità assoluta per il nostro mondo. Con il patto di mantenere ancora celata la sua identità, mi ha raccontato di un sobbollimento del magma che in tempi recentissimi ha generato il sogno di alcuni notai della base. Per amor di antonomasia, chiamerò il collega Romolo Romani.

In cosa consiste questa proposta di listino nazionale per le prossime elezioni?

Per anni abbiamo sperato che il Consiglio Nazionale proponesse una riforma del suo sistema elettorale che andasse nella direzione di un sistema di liste, allo scopo principale di presentare in Consiglio un insieme di colleghi che sin dalla loro candidatura condividessero un sentire comune e che così proponessero una Presidenza sostenuta da una maggioranza coesa. Come ben sai, nessuna proposta è stata avanzata negli anni e così abbiamo deciso di organizzarci da soli e creare di fatto una lista di candidati, per tutti i collegi elettorali, uniti dagli stessi principi e, soprattutto, dagli stessi obiettivi.

Mi sembra una lodevole iniziativa, ma perché non avete approfittato proprio del Congresso, che aveva una sessione dedicata al dibattito elettorale?

Ne siamo tutti molto dispiaciuti. È stata un’occasione persa, ma non solo da parte nostra. Purtroppo, la lista nazionale non è completa e non ci sembrava sensato annunciare un progetto monco, pure se di poco. Per fortuna, proprio il Congresso è servito a chiudere la lista e quindi ci siamo, con un po’ di ritardo, ma siamo praticamente pronti.

Vorrei solo far notare che, se noi siamo arrivati lunghi su un progetto nuovo e audace, i colleghi che si ripresenteranno alle prossime elezioni e che hanno disertato la tavola rotonda, non capisco come possano essere giustificati, dal momento che rappresentano le stesse istituzioni che hanno organizzato il Congresso. Il buon esempio sarebbe dovuto venire da loro, per rispetto delle regole, per trasparenza e per comunicare ai loro elettori i programmi del prossimo triennio.

Parliamo allora di programmi. Non avete potuto ancora mettere la faccia sulla candidatura, ma immagino abbiate un programma condiviso

Certamente. Una lista nazionale non vuole dire che la pensiamo tutti allo stesso modo sulle mille questioni notarili, ma non c’è unità di intenti se non si hanno degli obiettivi comuni fondamentali per la categoria. Il primo è in re ipsa: il cambiamento del sistema elettorale. Non solo vorremmo adottare il voto su liste condivise da almeno due terzi degli eleggibili, in modo da assicurare la stabilità della maggioranza di Consiglio, ma vorremmo anche diminuire il numero dei Consiglieri e ridimensionare il loro ruolo.

La presenza in Consiglio non deve né far perdere di vista il proprio lavoro né essere un’occasione per una vita alternativa da esperto di materie varie (assicurazione, informatica, antiriciclaggio, privacy, politica nazionale, contabilità, deontologia, ecc.).

Il consigliere che vorremmo deve sovrintendere il lavoro dello staff, dettare la linea politica, valutare i risultati dell’organizzazione. La macchina consiliare deve procedere con il pilota automatico e i consiglieri e la presidenza devono curarne il miglior funzionamento, con molte meno ingerenze di quanto non avvenga adesso.

A me sembra che ogni triennio si riparta da zero. Un quarto del primo anno viene sprecato per scegliere un presidente. È vero che siamo a Roma, ma ci vuole meno per eleggere il Papa. E poi le commissioni, gli incarichi, i convegni, i due congressi. Ci vuole più sostanza, ma soprattutto più continuità, e più libertà per i dipendenti, nel senso che devono portare avanti i progetti che vengono loro affidati e se non ottengono il risultato per incapacità, devono essere sostituiti.

Se la direzione è quella di un Consiglio che detti la linea politica e si faccia garante del raggiungimento degli obiettivi, quanti consiglieri servono? Secondo me tra cinque e dieci, non di più. Servono meno consiglieri, ma più coesi e più affini nel sentire dal Nord al Sud.

A parte il sistema elettorale, cosa altro avete in mente?

Il secondo punto da inserire in agenda è una riforma della legge notarile che, come obiettivo minimo, razionalizzi i distretti che non devono essere né troppo piccoli né troppo grandi, ma sicuramente più omogenei e più vicini al sistema di competenza territoriale attuale. Ne gioverebbero l’organizzazione degli uffici e l’esercizio della vigilanza disciplinare.

Allo stesso modo, è indifferibile una revisione delle formalità dell’atto notarile e della tenuta del repertorio che faccia tenere al Notariato il passo della contemporaneità. Per esempio, le modalità di firma dell’atto e la presenza dei testimoni sono elementi che risultano spesso incomprensibili al cittadino che serviamo. Se non strettamente necessarie, alcune formalità vanno riviste o abolite e non per compiacere i notai frettolosi, ma solo per andare incontro alle esigenze e alla comprensione del cittadino.

Mi viene in mente una domanda cattiva, ma che non posso mettere da parte. Avete discusso dell’atto a distanza?

Sì certo, sono preparato. Non mi piace la tattica ruffiana del non dire nulla se non lo stretto indispensabile per accattivarmi l’elettore di turno. Io sono favorevole, lo sono sempre stato e non lo rinnego di certo. Ma non tutti i partecipanti alla lista nazionale la pensano allo stesso modo. È quasi una questione di coscienza, per la quale vorremmo lasciare una certa libertà ai singoli per riprendere la discussione in caso di elezione.

Abbiamo però condiviso un principio: di atto a distanza si deve parlare in Consiglio nazionale, non si può rimandare l’argomento, non si può non investire sulla sua analisi e, soprattutto, bisogna essere pronti a essere propositivi per non subire alcuna riforma dall’esterno su di un tema che ha un impatto enorme sulla nostra attività e sulla nostra essenza.

Bene. La risposta è salomonica, ma soddisfacente. Vuoi comunicare qualche altro buon proposito?

Ne approfitto. Penso si debba affrontare il tema dell’informatica notarile e ridisegnare il ruolo di Notartel. Mi sembra che siamo passati da una posizione di avanguardia a una di grave arretratezza rispetto all’utilizzo dei mezzi informatici. Dobbiamo risalire la china e Notartel deve farsi carico di questo compito.

Dobbiamo pretendere di rimetterci al passo e di assicurarci un vantaggio competitivo. Come? Non è facile tirare fuori il coniglio dal cilindro, ma dobbiamo chiedere ai nostri collaboratori di Notartel di predisporre un piano strutturale e dei programmi da sottoporre al Consiglio.

Come pensi che verrà accolta la lista nazionale dagli attuali Consiglieri e dagli elettori?

Spero che i Consiglieri nazionali non vivano male la competizione. Solo la competizione migliora la specie e la specie del Consigliere nazionale ha bisogno di evolversi. Vedo troppo affetto per dei riti che sono ormai fuori dal tempo e poca attenzione alla contemporaneità. Il Consigliere di oggi non comunica, ed è impensabile, non condivide, si sente scollegato dai suoi rappresentati e a volte dal mondo che lo circonda. Sembra vivere in una bolla.

Mi auguro che gli elettori, invece, ci sostengano e ci eleggano in tutte le circoscrizioni elettorali, ma non per un egoistico desiderio di vittoria. Coltivo un sogno romantico di un elettore che si innamora delle idee e non delle abitudini. Noi vogliamo essere le idee.

Un’ultima domanda prima di congedarci. Come giudichi la riforma del codice deontologico?

Non posso esprimere un giudizio su qualcosa che a malapena conosco, ma posso trasmettere l’impressione che sia un’occasione mancata. Confesso anche che il tema non mi appassiona. Lo trovo troppo astratto. Principi che si applicano ai nemici e che non rappresentano, evidentemente, quel sentire comune che connota la deontologia. Hai mai provato a richiamare qualche collega al rispetto di quei principi e a chiederne conto al suo Consiglio di appartenenza? Hai avuto un riscontro concreto? Io no.

Non si fanno domande all’intervistatore. Ma la risposta è la stessa della tua! Un grande in bocca al lupo per la prossima competizione elettorale. Mi voglio tenere neutrale, come è giusto che sia, ma faccio il tifo per le idee.

L’articolo Il listino nazionale sembra essere il primo su Federnotizie.

Read More 

Potrebbero interessarti

7 Marzo 2025

Gli enti sportivi dilettantistici

1. Introduzione. La distinzione tra enti sportivi dilettantistici ed enti sportivi professionistici 2. Le associazioni e le società sportive dilettantistiche. La fase genetica. 2.1. L’atto costitutivo 2.2. L’affiliazione 2.3. L’iscrizione nel Registro Nazionale delle attività sportive dilettantistiche 3. Disposizioni fiscali 1. Introduzione: la distinzione tra enti sportivi dilettantistici ed enti...

For International

Customers

  Providing best solutions in a framework of a legal certainty.   dr. Gaetano d’Abramo has been working in the corporate and real estate field since 1990. For any request you can write direct... Read more