26 Ottobre 2024

FlaminiaCloud: un nuovo strumento per i notai? Ma le domande rimangono senza risposta

A cura di Paolo Piccoli

Già coordinatore della Commissione Informatica (da cui nel 1997 è scaturita la costituzione di Notartel e la Rete Unitaria del Notariato) e Presidente del Consiglio nazionale 2004-2010

Ieri, nel contesto del Congresso Nazionale del Notariato, è stato presentato FlaminiaCloud, asseritamente un archivio digitale del notaio sviluppato da Notartel e illustrato dal suo Presidente, Vincenzo Gunnella. Strumento che dovrebbe “garantire una doppia sicurezza per i fascicoli notarili”, promettendo un ulteriore livello di protezione oltre a quello già fornito dalle software house, facendo riferimento in modo particolare all’interesse ad accedere ai propri fascicoli dei notai pensionati.

E’ stato chiarito che FlaminiaCloud non deve essere considerato un semplice backup, senza però aggiungere altro che permettesse di capire le reali finalità.

Terminata l’esposizione il presidente Gunnella, all’inizio delle domande da parte dei presenti, ha lasciato inopinatamente la riunione per un altro impegno congressuale.

In una situazione un po’ kafkiana, non essendo presente alcun responsabile “politico“ abilitato a rispondere alle domande che stavo per porre,  ho chiesto la parola, sottolineando che pur essendo in pensione da tre anni non ho alcuna difficoltà a reperire i dati quando i miei clienti mi chiamano per qualche chiarimento e per manifestare una forte preoccupazione di fronte a una netta sensazione di opacità.

In particolare, ho posto tre domande. In primo luogo: se non è un backup, a che cosa serve realmente? Qual è la sua funzionalità specifica e quali vantaggi può dare per il singolo notaio e per la categoria quando il backup di un intero archivio può essere effettuato privatamente con costi limitatissimi e senza alcun problema? In secondo luogo: a chi sarà affidata la gestione di questi dati? Poiché sembra molto probabile – dato il potenziale dimensionale dei dati da conservare e proteggere – che l’archiviazione non potrà essere gestita direttamente da Notartel, ma ci sarà un’esternalizzazione (a cui però non si è accennato). In terzo luogo: chi garantirà la sicurezza e l’integrità dei dati sensibili e con quali costi a carico del Notariato?

Ho anche rimarcato che Gunnella, alla fine del suo intervento, aveva dichiarato che “i dati sono nostri“, mentre in realtà sono dei nostri clienti che ci hanno dato un mandato specifico di usarli solo per le finalità notarili (atto e adempimenti) e che ogni altro utilizzo o trasferimento per diversa finalità senza il consenso dell’interessato va contro il GDPR. Senza contare i recenti gravi e clamorosi esempi di violazione di banche dati.

Infine, ho detto che se fossi un Consigliere nazionale del Notariato vorrei avere molta chiarezza e trasparenza rispetto ai progetti di Notartel, che appartiene interamente alla categoria (per il 90% al Consiglio Nazionale e per il 10% alla Cassa) e pertanto riverbera sulla categoria stessa, in termini economici e reputazionali, eventuali errori di prospettiva e/o di scelte.

L’atmosfera kafkiana è continuata e anzi si è rafforzata, quando l’ing. De Lisi, neo amministratore delegato di Notartel, lasciato da Gunnella con il cerino in mano, ha chiuso l’incontro con qualche evanescente considerazione, dichiarando che tutte le questioni poste spettavano ad ambiti diversi.

Me ne sono andato ancora più preoccupato, con la sensazione che fare domande sull’attività di Notartel ottiene risposte analoghe a quella dantesca: “vuolsi così cola’ dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”.

Della serie “non disturbare il manovratore”.

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