22 Ottobre 2024

Le opinioni di Paolo di Pedrazzoli sulla Cassa

Pubblichiamo, per la rubrica Tribuna Aperta, un secondo contributo proveniente dall’esterno della Redazione. Si tratta di una lettera che il Presidente della Associazione Sindacale notai in pensione, Paolo Pedrazzoli, ci ha sottoposto, in replica all’articolo di Elena Peperoni “Dalla previdenza alla provvidenza, pubblicato sul nostro giornale il 18 settembre 2024. Con tale articolo Elena proponeva alcune riflessioni su quanto emerso in occasione della Prima Convention della Cassa Nazionale del Notariato in tema di Previdenza complementare e “giusto” compenso professionale. Ringraziamo il Collega per aver contribuito al dibattito, evidenziando il suo punto di vista (che non coincide necessariamente con quello della Redazione).

Gent.ma Collega, ho letto il tuo scritto per Federnotizie con rendiconto sul convegno organizzato a Napoli dalla Cassa e le tue osservazioni sulla nostra previdenza.

Non ho partecipato al convegno perché sono ancora oggi convinto che non ci sia possibilità di realizzare una previdenza complementare nel sistema previdenziale del notariato; ho detto ancora oggi perché per questo problema come Presidente della Cassa e responsabile in AdEPP Ufficio Studi in passato avevo valutato con il Prof. Francario (ex Presidente di COVIP) la possibilità di creazione nel sistema previdenziale delle Casse di Previdenza dei liberi professionisti di un FONDO di previdenza complementare, predisponendo anche un testo di statuto (di cui conservo ancora bozza).

L’iniziativa non ebbe alcun seguito per lo scarso interesse manifestato dalle Casse dei professionisti venendo così a mancare i necessari presupposti per realizzare tale iniziativa, vale a dire un elevato numero di adesioni e una “massa finanziaria” sufficiente a generare la redditività necessaria.

E’ evidente che tali presupposti non sono neppure ipotizzabili nel notariato che ha rispetto le altre Casse numeri molto bassi.

Anche i numeri che tu riporti relativi ai fondi complementari partecipati da liberi professionisti denotano che vi è una scarsa attenzione per questo risparmio previdenziale; ritengo in particolare a causa di una detrazione fiscale limitata.

Mi domando quale ruolo avrebbe poi assunto la Cassa in questo programma: gestire direttamente il Fondo? Ovvero costituire un Fondo esterno “dedicato”?

Non condivido invece i tuoi timori sulle sorti della nostra Previdenza perché i risultati di bilancio degli ultimi anni hanno sempre evidenziato rilevanti avanzi della gestione corrente (rapporto tra entrate contributive e pensioni) previdenziali e dell’esercizio nel complesso che sono stati in bilancio portati a patrimonio.

Ciò ha determinato un aumento del patrimonio della Cassa da 1.324 Mil. nel 2014 a 1.793 Mil. nel 2023 e il conseguente aumento dell’indice di garanzia (rapporto tra patrimonio e una annualità di pensione) da cinque (richiesto per legge) a otto annualità.

La Cassa è quindi in condizioni ottimali ma non si può certo affermare che lo siano anche i pensionati perché non è stato effettuato dal 2014 l’adeguamento delle pensioni all’Indice ISTAT da inflazione, operazione che considerando gli avanzi poteva essere effettuata e che è stata ripetutamente richiesta dall’Associazione dei pensionati.

Se vi è una situazione di equilibrio come quella sopra evidenziata che senso ha continuare a tesaurizzare?

Ti faccio presente che dal 2014 al 2023 l’inflazione è stata del 18,6% e che tenuto conto di ciò che la Cassa ha riconosciuto ai Pensionati oggi dovremmo recuperare il 16,3% dell’ammontare delle pensioni. Bloccare la rivalutazione oltre a essere anticostituzionale (Art.38) è una palese violazione del patto intergenerazionale.

Ti faccio anche osservare che con il dovuto riconoscimento dell’autorevolezza degli esperti intervenuti al convegno con alcuni dei quali mi sono più volte confrontato, non mi paiono estensibili al nostro sistema previdenziale le considerazioni svolte sulla previdenza pubblica; il Notariato, sia pur con numeri bassi, è caratterizzato e sostenuto dalla stabilità degli andamenti demografici e dei flussi contributivi.

Le uniche scelte delle Casse che hanno portato a un incremento delle pensioni su base volontaria sono state quelle di Cassa Veterinari e Cassa Forense che hanno introdotto il contributo modulare volontario gestito con il sistema contributivo.(intervento del Notaio Poeta)

Ti faccio però presente che per queste due Casse, dove le posizioni previdenziali sono individuali, (ogni professionista ha il suo cassetto previdenziale) l’operazione era più semplice.

Il Regolamento di Previdenza della Cassa Forense, al quale ti rinvio, spiega bene come funziona il contributo modulare.

Per la Cassa del Notariato sarebbe necessario aprire la posizione previdenziale individuale ad ogni Notaio aderente al contributo modulare e inoltre occorre tenere

presente che il montante contributivo di ogni aderente dovrebbe essere rivalutato, ancorandolo ad un indice che per esempio la Cassa Avvocati ha stabilito nel 90% della media dei rendimenti degli ultimi cinque anni del proprio patrimonio.

La Cassa del Notariato nell’ultimo anno 2023 ha avuto un rendimento dello 0,39%!

Se si volesse ancorare la rivalutazione del montante a un indice fisso minimo (esempio 1,5%) si introdurrebbe un onere che graverebbe anche sui Notai non aderenti al contributo modulare, il che sarebbe iniquo.

Prima di intraprendere strade nuove e incerte pensiamo a far funzionare meglio il nostro sistema.

Il mio apprezzamento per il tuo interesse alla Previdenza.

Un cordiale saluto.

Il Presidente A.S.N.N.I.P.

Paolo Pedrazzoli

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