12 Luglio 2024

Il concorso respingente

Mercoledì 3 luglio sono stati pubblicati sul sito del Ministero della Giustizia i risultati delle prove scritte e l’elenco dei candidati idonei all’ultimo concorso, i primi risultati successivi al check up sullo stato di salute del percorso di accesso al notariato che, molto opportunamente, il Consiglio Nazionale del Notariato ha voluto effettuare organizzando a Torino un Congresso appositamente dedicato.

La diagnosi scaturita dai lavori congressuali ha evidenziato una salute non buona dell’intero percorso di accesso che ha come conseguenza un preoccupante calo del numero di coloro che si pongono come obiettivo il concorso notarile.

Diverse le criticità emerse nei lavori congressuali, ma alcune di esse hanno trovato una drammatica conferma nell’esame di alcuni dati che si possono ricavare dalla pubblicazione dei risultati.

1543 candidati avevano consegnato i tre elaborati.

Su 400 posti a concorso, 290 sono risultati idonei, cioè una percentuale pari al 18,79% di coloro che hanno consegnato.

Questi i dati relativi all’età di coloro che sono risultati idonei

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L’ età media degli ammessi agli orali è di 33,79 anni. Il che significa che, considerando il tempo che passerà prima della consegna del sigillo, i nuovi colleghi che supereranno le prove orali si iscriveranno a ruolo mediamente dopo i 35 anni e che nessun notaio si iscriverà a ruolo prima di entrare nel ventinovesimo anno di età.

Nessun candidato ammesso ha meno di 27 anni di età e oltre il 30% ne ha più di 40.

Tralasciando il devastante effetto che una tale statistica può avere sui conti della Cassa, occorre mettersi nei panni di uno studente di giurisprudenza che, in procinto di laurearsi, ha di fronte a sé le varie opzioni che la laurea gli offre.

Non vogliamo entrare nel coro di chi lamenta il calo del prestigio, le difficoltà sempre crescenti della gestione di uno studio travolto da adempimenti e formalità poco coerenti con il percorso di studi (antiriciclaggio e privacy solo per fare un esempio), il calo di redditività seguìto all’abolizione delle tariffe o i sempre crescenti costi di gestione dello studio. Amiamo troppo il nostro lavoro per pensare che stia lì la causa del calo delle vocazioni.

Ma davvero si pensa che un laureando che già è pesato economicamente sulla famiglia per almeno 23 anni possa permettersi di affrontare a cuor leggero un percorso che dura mediamente altri 12 anni e che ha un bilancio economico negativo perché i costi della formazione anche presso alcune scuole del notariato non pareggiano i compensi che si riescono a spuntare lavorando in uno studio notarile nei frammenti di tempo tra un concorso e l’altro?

Ma davvero si pensa che il retropensiero di non farcela (che tutti noi abbiamo avuto, nessuno escluso) non condizioni la scelta allontanando persone che sarebbero, invece, attratte dal notariato o risorse di cui il notariato avrebbe bisogno?

Al Congresso di Torino è emerso con chiarezza che il percorso di accesso è troppo lento e farraginoso. Questi risultati non fanno altro che evidenziare la gravità del problema.

Attualmente il concorso è bandito mediamente ogni 18 mesi. E 18 mesi sono mediamente i tempi di correzione.

Il percorso scolastico/universitario dura, per i migliori, 18 anni, cui si sommano i sei prescolastici.

La laurea arriva mediamente a 24 anni. A 25 i più fortunati completano la pratica. Mediamente a 26 si affronta il primo concorso. Prima dei 30 anni difficilmente si riescono a provare più di due concorsi.

Evidentemente questo è un fatto scoraggiante, respingente ed è assolutamente necessario porvi rimedio.

Ci sarebbero misure importanti ma che sfuggono all’esclusivo interesse notarile.

La riduzione da 5 a 4 anni delle scuole superiori. Il ritorno ad un corso di laurea in giurisprudenza quadriennale (innovazioni queste di cui non beneficerebbe solo il notariato).

Ma ci sono anche misure che sono esclusivamente di interesse notarile e che dovrebbero essere portate con forza al tavolo del Ministero.

La calendarizzazione del Concorso a data fissa annuale così come avviene per l’avvocatura.

La redazione degli elaborati con sistemi informatici per consentire una lettura più agevole ai commissari.

La definizione di un numero massimo di battute/parole per ciascun elaborato per contenere i tempi di correzione e condurre i candidati verso una maggior capacità di sintesi.

La riduzione dei tempi (incomprensibilmente lunghi) tra la fine degli orali e consegna dei sigilli.

E su questi temi non è lecito pensare ci possano essere molti dubbi o particolari divergenze di opinioni.

Ma se non bastassero si potrebbe tornare a discutere di criteri (non necessariamente test) di preselezione, di numero di consegne, di limiti di età, di una gradualità del percorso di accesso simile a quella adottata da altri notariati europei (C. Licini “Il problema dell’accesso al notariato. I modelli spagnolo e francese” in Notariato, IPSOA 2/2024).

Ma per recuperare vocazioni, per far sì che il concorso non diventi un ghetto dorato per ricchi o riservato a coloro che mettono a terra sin troppa pervicacia, per avere un accesso di forze fresche ed entusiaste si deve avere come obiettivo un’età media di ingresso al notariato non superiore a 30 anni.

E si deve fare tutto con molta urgenza. Per evitare che qualcuno possa dire “l’operazione è perfettamente riuscita, ma il malato era già morto”.

L’articolo Il concorso respingente sembra essere il primo su Federnotizie.

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